martedì 8 maggio 2007

Cinema indiano cap.1 : "Bollywood"

Dal 1971 in India vengono prodotti più film che negli Stati Uniti. I numeri sono chiari: la media annuale di pellicole prodotte oscilla tra le 800 e le 1200 (record del 2002). Sei milioni sono invece gli addetti ai lavori in questa grande industria cinematografica. Gli incassi dell’ultimo anno ammontano a 8,7 miliardi di dollari e di questi il 25-30% deriva dalle esportazioni in altri Paesi (Inghilterra, Giappone, Canada, Australia, etc).
Stiamo parlando di Bollywood, la Hollywood di Bombay. La città oggi si chiama Mumbai, ma il nome di questo fenomeno culturale è comunque rimasto invariato (si parla anche di Tollywood, quando si intende la produzione cinematografica in lingua Telegu).

Cerchiamo dunque di capire i motivi principale del grande sviluppo del cinema in India. Fino a 30 anni fa, l’analfabetismo era diffuso in tutta la popolazione; inoltre diverse zone del Paese avevano grandi problemi di rifornimento energetico, pertanto la televisione era un media ancora poco diffuso.
Il luogo d’incontro della comunità diventava così il cinema, creando una realtà che ha portato all'attuale pubblicazione di 600 riviste su questo argomento. Il cinema diventa così elemento fondamentale per la globalizzazione degli abitanti indiani.

In Italia non abbiamo l’opportunità di vedere questi film, per uno scarso interesse da parte dei distributori del nostro Paese. Eppure già negli anni ’30 furono presentati a Venezia, con buon success, alcuni film indiani d'autore.
Qualche curiosità. Nel 2000 l’emittente inglese BBC ha condotto un sondaggio planetario chiedendo chi fosse l’attore più famoso del mondo. A sorpresa, il vincitore è risultato l’indiano Amitabh Bachchan, un’icona di Bollywood con più di 100 film all’attivo, che ai nostri giorni conduce con successo la versione indiana di “Chi vuol essere milionario?”.

Il cinema indiano ha origini antiche. Nasce da un assistente dei fratelli Lumière, che si recò in India per mostrare alcuni cortometraggi realizzati. Pochi mesi dopo iniziò la produzione di film.
Con l’avvento del sonoro, arrivò anche il problema del linguaggio da utilizzare. Quale scegliere per un Paese che al suo interno ospita 14 lingue ufficiali e centinaia di dialetti? La scelta ricadde su la lingua Hindi, opportunamente semplificata per essere comprensibile ai più. E con un importante supporto da parte della musica.

I film di Bollywood, infatti, sono quasi sempre musicali. È facile ritrovarvi una fusione di elementi teatrali e pittorici: da una parte vi è infatti un forte influsso del teatro-danza indiano, noto per le rappresentazioni di poemi religiosi; dall’altra la forte tradizione pittorica, con i caratteristici colori vivaci e le tinte calde che contraddistinguono il vestiario indiano.
Il cinema ha saputo fondere questi elementi trovando nella commedia musicale una forma d’espressione ideale.

Ovviamente, non tutto i film indiani sono così: abbiamo anche alcune pellicole d’autore, ma in numero decisamente limitato rispetto alla grande produzione in lingua Hindi. Il cinema popolare rimane in questo modo legato al sogno, all’amore ed al colore. Da qui lo scopo della fruizione, che deve unicamente divertire, svagare e far in qualche modo sognare.

Devdas” è il più classico film bollywoodiano. Giunto al terzo remake, con la partecipazione di Shah Rukh Khan e della bellissima Aishwarya Rai, questa pellicola ripresenta il più classico tema dell’amore che uccide. Devdas, ricco e bello, torna dagli studi in Inghilterra dopo 10 anni. A casa lo aspetta la sua fidanzata, nonché vicina di casa: inizialmente lui si atteggia a macho, ma presto non potrà fare a meno di manifestare a sua volta i propri sentimenti.
I ragazzi decidono di sposarsi, ma la famiglia di lui si oppone per differenze legate alle caste di appartenenza. Questo non fa cambiare idea a Devdas, ma la perfida cognata organizza una pubblica umiliazione della madre di Paro, la fidanzata, che reagirà rifiutandosi di sposarlo.
Paro verrà dunque promessa in sposa ad un anziano uomo, mentre Devdas cadrà nell’alcolismo.
Il tragico finale del film vede il ragazzo morire davanti alla casa della sua ex-fidanzata.

La pellicola dura più di tre ore e presenta in tutto 8 scene musicali (la media bollywoodiana è di 6). Importanti sono la lampada ad olio, simbolo dell’amore che non si spegne mai, ed il Mudra, il complicato linguaggio delle mani che si ripresenta di volta in volta nei vari balletti del film.

Diversa la storia di “Lagaan”, che prende il nome dalle tasse che i contadini indiani di fine ‘800 dovevano pagare come tributo agli ufficiali inglesi. Racconta di un villaggio che decide di ribellarsi sfidando gli invasori ad una partita di cricket. I giocatori indiani vengono segretamente allenati dalla sorella di un ufficiale inglese, che li aiuta ad imparare le regole e dunque a vincere: inoltre la squadra del villaggio viene assemblata senza badare alle caste, e questo è un importante messaggio culturale. Nel 2002, viene nominato all’oscar come “miglior film in lingua straniera”.

Molto importanti in questi casi sono le colonne sonore, che non solo determinano il successo (o l'insuccesso) dei film, ma le cui vendite costituiscono anche i 2/3 degli incassi totali delle industrie musicali indiane. Per questo i compositori sono tanto importanti quanto i registi.

A volte è necessario che gli attori cantino in playback su un brano eseguito da un cantante professionista. Una menzione a parte riguarda le voci femminili, il più delle volte acutissime: questa è una tradizione radicata negli anni che si rifà agli anni ’40, quando i vari problemi di riproduzione audio obbligavano le donne a tenere toni di voce decisamente acuti.
Filippo

5 commenti:

Anonimo ha detto...

la terza immagine a partire da sopra, è uguale a Little Tony da giovane...

Anonimo ha detto...

Ehehe ... sarà contento il signor Bachchan !

Anonimo ha detto...

Ah,no, è Dilip Kumar ... :-P

Anonimo ha detto...

I commenti qui riprodotti, sull'industria cinematografica Indiana,sono altamente inaccurati. Sono una studiosa di Cinema indiano e mi spiace dover evidenziare come l'articolo dedicato a Bollywood risulta ancora una volta. E' anche per questo motivo che in Italia Il cinema popolare indiano non ha successo, perche' l'informazione e' inaccurata.

Anonimo ha detto...

carissima monia, questo è solo un piccolo articolo su una grandissima produzione, quella indiana. lasciaci il tuo recapito, se ti va, e provvederemo a correggere le inesattezze. grazie